di storia
di Rovereto
Questo terzo volume di 576 pagine racconta, ancora per immagini e testimonianze coeve, i due ultimi anni di guerra: quelli in cui l'occupazione nazista si fa più cruda e si esplica spietatamente nelle retate antipartigiane e antifasciste (la strage del 28 giugno 1944 a Riva del Garda e Arco; quella del 15 agosto dello stesso anno a Malga Zonta sull'Altopiano di Folgaria), nella deportazione oltralpe, nell'apertura del Lager di Bolzano. E ancora: i bombardamenti alleati che si intensificano non risparmiando più niente e nessuno, la popolazione sfollata, la vita ridotta alla pura sopravvivenza, le ultime stragi (Stramentizzo in val di Fiemme), la resa dei tedeschi, il ritorno difficile di esuli e reduci. Anche in questo conclusivo volume, vengono tolte dall'oscurità diecine e diecine di storie che la memoria pubblica e l'apparato istituzionale del ricordo avevano cancellato. Una per tutte: la storia di quei prigionieri italiani, fra cui anche almeno otto trentini, impiccati nella piazza di Hildesheim (Bassa Sassonia) nel marzo del 1944, "rei di sciacallaggio".
Ha richiesto cinque anni di lavoro questa opera in tre volumi che in oltre 1.400 pagine racconta il Trentino e i trentini nella seconda guerra mondiale attraverso una sequenza fotografica fatta di più di 2.000 documenti, uno straordinario apparato memorialistico e decine di storie emblematiche. Così come è stato con Il popolo scomparso, il fotolibro sulla prima guerra mondiale, uscito nel 2003, il Laboratorio è stato ancora una volta gruppo di ricerca, collettore di storie, documenti e testimonianze, spazio di confronto e discussione con studiosi e ricercatori, motore di un'estesa rete di collaborazioni. Ma anche luogo di studio e di scrittura. La ricerca si è svolta a tutto campo: dagli archivi pubblici (73 sono quelli da cui abbiamo attinto) a quelli privati (più di 300), da quelli trentini a quelli italiani, a quelli esteri (Germania, Francia, Gran Bretagna, Russia, Stati uniti, Svizzera, Sud Africa, Australia); dalle fonti iconografiche (più di 15.000 fotografie) a quelle documentarie, da quelle bibliografiche a quelle memorialistiche, a quelle orali. Così è nato Il diradarsi dell'oscurità . L'opera funziona come una scatola cinese: c'è un racconto fotografico, fatto di circa 3.600 fotografie e scandito cronologicamente, che mette a confronto visivo gli eventi bellici (la guerra sui fronti, poi la guerra in casa) con lo scorrere della vita politica, economica e civile, ed è accompagnato e commentato da frammenti di diari e lettere conservati nell'Archivio della scrittura popolare di Trento. Da esso fuoriescono 80 storie, individuali e collettive, spesso sconosciute e scelte per la loro emblematicità (fra le molte che si prestavano), raccontate attraverso altre immagini, documenti, testimonianze e testi del Laboratorio. E, ancora, una trentina di album fotografici di soldati, di tedeschi, di civili. Quattro album con gli straordinari disegni eseguiti da artisti trentini durante la prigionia. Una raccolta di documenti cinematografici. La scelta di intersecare questi tre livelli - la sequenza fotografica, le storie emblematiche, le storie fotografiche e i disegni - è un modo per rendere la complessità e l'inestricabilità dell'esperienza di guerra, e il suo procedere, che dà forma al libro. Così come è stato per tutte le precedenti iniziative, anche in questa occasione il Laboratorio ha avuto come partner organizzativi il Comune di Rovereto, il Museo storico italiano della guerra di Rovereto, la Fondazione Museo storico di Trento e la Provincia autonoma di Trento. I volumi sono editi da Egon.