di storia
di Rovereto
Furono più di duecento i trentini deportati nei campi di concentramento nazisti: uomini e donne prigionieri, chiusi in lager o in penitenziari a scontare la colpa collettiva di una guerra fratricida; donne e uomini che da quel fondo, da quel laggiù, non sono più riemersi, nemmeno se e quando hanno riattraversato i cancelli dell'"Arbeit macht frei" da sopravissuti, ripiegati sulle loro ferite e su un dolore insanabile. Quest'opera, frutto di un lungo e certosino lavoro di ricerca, delinea il quadro del sistema concentrazionario nazista e offre un dizionario biografico degli internati.
Al termine di ricerche complesse, non sempre agevoli, svolte in una pluralità di archivi italiani e internazionali, e rintracciando i familiari dei deportati, siamo riusciti a recuperare i loro nomi, spesso i loro volti, a chiarire le circostanze del loro arresto e a scoprire i luoghi dove sono stati deportati e dove il loro percorso di deportazione è giunto al termine.
Si tratta in prevalenza di civili arrestati per ragioni politiche, ma nel database sono inclusi, assimilati ai civili deportati, anche: i militari catturati dai tedeschi dopo l'8 settembre e deportati direttamente in un campo di concentramento oltralpe, anziché in un campo per prigionieri militari, come i detenuti nel carcere militare di Peschiera deportati a Dachau il 20 settembre 1943.
I militari internati in Germania, passati per varie ragioni dalla condizione di IMI a quella di detenuti in un campo di concentramento e lì nuovamente immatricolati; tra loro gli IMI trasferiti a Dora- Mittelbau (sottocampo di Buchenwald) nel settembre-ottobre 1943; i civili che al momento dell'arresto si trovavano già nel territorio del Reich quali emigrati o lavoratori coatti, rinchiusi in un campo di concentramento per punizione o altro motivo; alcuni civili deportati in strutture non propriamente definibili come campi di concentramento, ma con trattamento analogo, se non peggiore (penitenziari, campi di punizione). I percorsi che hanno condotto i deportati dall'arresto e all'immatricolazione in una delle innumerevoli strutture del sistema concentrazionario nazista sono assai diversificati, come diversi sono i trasferimenti, spesso ripetuti, da un campo all'altro, fino all'esito finale, per i più senza ritorno. Sono stati inseriti i nati in Trentino o nei comuni mistilingue che al momento dell'armistizio appartenevano alla Provincia di Trento e ora inclusi in quella di Bolzano.
Il database comprende alcuni nominativi di deportati nati fuori dal Trentino, ma di famiglia trentina o comunque residenti nel Trentino al momento della deportazione. Le schede con i loro nomi, i dati biografici e le fotografie, consultabili in questo sito, sono state raccolte anche nel volume con il titolo "Almeno i nomi", voluto dalla Presidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento e consegnato ai famigliari dei deportati. La presentazione del volume è avvenuta a Trento il 19 aprile 2013 alla presenza di diverse decine di familiari, che si ritrovavano per la prima volta uno a fianco dell'altro, scoprendo le dimensioni collettive di una tragedia che finora era rimasta custodita solo nei rispettivi ambiti familiari.