di storia
di Rovereto
Il tomo, di complessive 445 pagine, è dedicato agli anni 1942 e 1943. Sono gli anni dell'Armir, l'Armata italiana in Russia, spedita al massacro da Mussolini nella terra dei Soviet a fianco delle divisioni del Reich. Decine di fotografie, molte delle quali sono raccolte in straordinari album personali mai visti prima, raccontano le tappe di quella folle avventura dalla quale oltre la metà dei 230 mila soldati italiani non hanno mi fatto ritorno. Il 1943 è anche l'anno in cui la guerra, che in principio era parsa lontana, piomba con tutto il suo carico di distruzione e di morte anche sulle nostre valli. Il 2 settembre Trento vive una delle pagine più terribili della sua storia recente. Sulla città piovono a tonnellate le bombe sganciate dalle fortezze volanti anglo-americane e il bilancio è impressionante: 200 morti, decine e decine di feriti, grandissime distruzioni. E questo non sarà l'unico bombardamento che subiranno il capoluogo, Rovereto e tanti centri del Trentino, dove ci saranno altri morti e altre distruzioni. Il 1943 è anche l'anno dell'Alpenvorland. L'anno in cui il Trentino diventa provincia del Reich e lo rimarrà fino al termine del conflitto. Così come è stato per il primo, anche in questo secondo volume alle immagini si accompagnano pagine di diarii e lettere. E dal racconto fatto di immagini emergono le figure di decine di uomini e di donne che di quegli anni tremendi sono stati protagonisti, ma che la memoria aveva dimenticato. Scorrendo un indice ricchissimo, e solo per fare qualche esempio, troviamo la storia di Marcello Pilati, ucciso in Russia da un italiano poi condannato all'ergastolo. O quella di Fausto Fabbri che, anche lui dalla Russia, scrive una commovente lettera al figlio che non ha visto nascere e che non conoscerà mai. Troviamo storie di ebrei perseguitati e di trentini finiti nei lager nazisti dopo l'8 settembre. E anche la storia di Chiara Lubich che, proprio in quel tragico 1943, fonda a Trento il movimento dei Focolarini.
Ha richiesto cinque anni di lavoro questa opera in tre volumi che in oltre 1.400 pagine racconta il Trentino e i trentini nella seconda guerra mondiale attraverso una sequenza fotografica fatta di più di 2.000 documenti, uno straordinario apparato memorialistico e decine di storie emblematiche. Così come è stato con Il popolo scomparso, il fotolibro sulla prima guerra mondiale, uscito nel 2003, il Laboratorio è stato ancora una volta gruppo di ricerca, collettore di storie, documenti e testimonianze, spazio di confronto e discussione con studiosi e ricercatori, motore di un'estesa rete di collaborazioni. Ma anche luogo di studio e di scrittura. La ricerca si è svolta a tutto campo: dagli archivi pubblici (73 sono quelli da cui abbiamo attinto) a quelli privati (più di 300), da quelli trentini a quelli italiani, a quelli esteri (Germania, Francia, Gran Bretagna, Russia, Stati uniti, Svizzera, Sud Africa, Australia); dalle fonti iconografiche (più di 15.000 fotografie) a quelle documentarie, da quelle bibliografiche a quelle memorialistiche, a quelle orali. Così è nato Il diradarsi dell'oscurità . L'opera funziona come una scatola cinese: c'è un racconto fotografico, fatto di circa 3.600 fotografie e scandito cronologicamente, che mette a confronto visivo gli eventi bellici (la guerra sui fronti, poi la guerra in casa) con lo scorrere della vita politica, economica e civile, ed è accompagnato e commentato da frammenti di diari e lettere conservati nell'Archivio della scrittura popolare di Trento. Da esso fuoriescono 80 storie, individuali e collettive, spesso sconosciute e scelte per la loro emblematicità (fra le molte che si prestavano), raccontate attraverso altre immagini, documenti, testimonianze e testi del Laboratorio. E, ancora, una trentina di album fotografici di soldati, di tedeschi, di civili. Quattro album con gli straordinari disegni eseguiti da artisti trentini durante la prigionia. Una raccolta di documenti cinematografici. La scelta di intersecare questi tre livelli - la sequenza fotografica, le storie emblematiche, le storie fotografiche e i disegni - è un modo per rendere la complessità e l'inestricabilità dell'esperienza di guerra, e il suo procedere, che dà forma al libro. Così come è stato per tutte le precedenti iniziative, anche in questa occasione il Laboratorio ha avuto come partner organizzativi il Comune di Rovereto, il Museo storico italiano della guerra di Rovereto, la Fondazione Museo storico di Trento e la Provincia autonoma di Trento. I volumi sono editi da Egon.
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