di storia
di Rovereto
A seguito dello scoppio della guerra tra Italia e Austria, nel maggio 1915, gli abitanti di molte valli del Trentino furono sfollati: chi nell'impero austro-ungarico, chi nel regno italiano. Dalla valle di Ledro, il Basso Sarca, le Giudicarie, la Vallagarina, parte di Trento, l'altopiano di Brentonico, la Vallarsa, l'altopiano di Folgaria-Lavarone, la Valsugana, il Tesino, il Primiero, il Vanoi, circa 70.000 persone si trovarono forzosamente - e militarmente - evacuate al nord, più di 20.000 verso il sud: le une, disperse nell'immenso impero (dal Tirolo alla Boemia-Moravia) o internate nei grandi campi di concentramento (le "città di legno"), le altre dislocate dalla Lombardia alla Sicilia.
Una partenza affrettata e drammatica, un "soggiorno obbligato" e sofferto di tre anni e mezzo. E poi un ritorno in un paese che non era più lo stesso: deprivato dei suoi beni, impoverito nella terra e negli uomini.
Nel 2015 cade il centenario di questo evento epocale. E il Laboratorio di storia di Rovereto, in collaborazione con il Museo della guerra di Rovereto, apre una nuova stagione di ricerca e di produzione editoriale proprio sui profughi e sugli internati. L'idea è quella di dare continuità, su questo tema, alle esperienze del Popolo scomparso e del Diradarsi dell'oscurità, arrivando al centenario con un'opera in due volumi (uno fotografico-memorialistico, l'altro di saggi), e uno o più mostre fotografico-documentarie.
Ancor più che in passato, il Laboratorio intende porsi al centro di una vasta rete di collaborazioni di valle, che diano al lavoro di ricerca e al risultato finale il segno di un'esperienza collettiva e garantiscano alla comunità provinciale la restituzione di una memoria e una storia criticamente ricomposte.
Il Laboratorio è impegnato a diffondere il progetto su tutto il territorio che fu allora interessato allo sfollamento, promuovendo incontri di informazione e di organizzazione-coordinamento.