di storia
di Rovereto
Dopo la mostra allestita nel 2015 sui profughi (Gli Spostati. Profughi, Fluchtlinge, Uprichlici 1914-1919), un altro fondamentale capitolo della storia del Trentino e dei trentini durante la prima guerra mondiale è raccontato nella mostra Cosa videro quegli occhi! Uomini e donne in guerra. 1913-1920. In essa si racconta la vicenda, al contempo tragica e epica, dei soldati trentini combattenti dall'agosto 1914 sul fronte orientale, e poi prigionieri dei Serbi e dei Russi in spazi sterminati e in una babele di genti, di lingue e di esperienze; e di quelli che dal maggio 1915 furono impegnati sul fronte italo-austriaco, spesso sulle montagne di casa - avendo di fronte un nemico che parlava la stessa lingua e anche conterranei renitenti che avevano scelto la divisa italiana -, dovendo magari esperire la prigionia in Italia.
Ci sono voluti un anno e mezzo di preparazione (ma alle spalle ci sono i trent'anni di ricerca e divulgazione del Laboratorio e di quanti altri lo hanno preceduto e affiancato) e la collaborazione di decine e decine di informatori, mediatori, prestatori privati e pubblici, perché la mostra, organizzata dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto, prendesse forma.
A fianco di essa, ha preso corpo anche un'opera a stampa in due volumi: uno, di mano dei curatori, che ripercorre il cammino di questi uomini e di queste donne attraverso le scritture diaristiche, le fotografie e un consistente numero di esemplari; l'altro, che raccoglie i saggi di dodici storici che ne ricostruiscono vicende e contesti.
L'intero progetto è dedicato alla regista Angela Ricci Lucchi, che da poco ci ha lasciati, dopo avere lavorato per lungo tempo con Yervant Gianikian e con noi al recupero della memoria cinematografica del Trentino e dei trentini nella prima guerra mondiale, dando vita ai tre film - Prigionieri della guerra (1995), Su tutte le vette è pace (1999), Oh, uomo (2004) - presenti in mostra.
Il Laboratorio di storia di Rovereto