di storia
di Rovereto
A integrazione del vasto apparato documentario scritto e fotografico raccolto in occasione della mostra e successivamente pubblicato, con questo secondo volume il Laboratorio di storia di Rovereto intende concludere un lungo lavoro diretto, da molti anni, in tale direzione. Nei contributi qui proposti a essere indagata non è soltanto la guerra combattuta, che anche nella quantificazione del fenomeno, nel numero degli arruolati e in quello dei caduti, giunge a un primo importante bilancio. Ampio spazio è dedicato infatti alla vicenda dei civili, di donne, in particolare, e a fenomeni come quello che coinvolse centinaia di soldati trentini di lingua italiana in processi militari e in vere e proprie pratiche di sorveglianza politica e militare. E così per la prigionia, tema al quale è dedicata la parte più consistente del volume. A questa, e alla straordinaria complessità di tale fenomeno, è legata anche la storia di chi ebbe a partecipare alla Rivoluzione del 1917, oltre a quella di coloro i quali furono in Russia vivendo la condizione di prigioniero irredento.
A cura del Laboratorio di storia di Rovereto
Promosso da: Comune di Rovereto
Testi: Quinto Antonelli, Francesca Brunet, Andrea Di Michele, Tommaso Dossi, Matthias Egger, Nicola Fontana, Alessandro Livio, Anna Pisetti, Alessio Quercioli, Lodovico Tavernini, Corinna Zangerl
Redazione: Alessandro Andreolli
Appendici: Giovanni Tomazzoni
Traduzioni: Paola Rosà
Progetto grafico: A4, Giancarlo Stefanati
Editore: La Grafica, Mori (TN)
INTRODUZIONE
A completamento del complesso apparato documentario scritto e fotografico raccolto nel primo volume, i contributi qui proposti proseguono e chiudono il lungo lavoro di ricerca avviato dal Laboratorio di storia di Rovereto in occasione della mostra, impegnando studiosi e ricercatori nella verifica di "momenti" che nella guerra, a partire dalla sua lunga preparazione, fino alle sue drammatiche conseguenze, tra il 1913 e il 1920, videro coinvolti migliaia di trentini, uomini e donne. Protagoniste, anche in questo caso, sono le testimonianze di un'esperienza che avrebbe "improntato", a fronte di immani lacerazioni psicologiche e fisiche, le vite di chi fu chiamato a parteciparvi, e di cui è traccia in documenti e relazioni militari, atti processuali, registri anagrafici, ma soprattutto in decine e decine di lettere, memorie e diari.
La guerra, dunque, come conseguenza necessaria della chiamata alle armi e dell'arruolamento, così nel saggio di Nicola Fontana, dedicato alla quantificazione dei soldati trentini combattenti nell'esercito austro-ungarico. E la guerra come scelta, come è evidente nella vicenda indagata da Alessio Quercioli, dove protagonisti furono centinaia di uomini, più di ottocento, secondo le stime più recenti, volontari nell'esercito italiano. Ma sono i suoi aspetti nascosti, nel groviglio processuale nel quale molti di loro furono coinvolti, di cui hanno scritto Francesca Brunet e Alessandro Livio, a rivelare il senso più profondo della guerra, nel dramma che vide coinvolti centinaia di soldati tirolesi di lingua italiana "disobbedienti" o ritenuti "politicamente inaffidabili" in processi militari e in vere e proprie pratiche di sorveglianza politica e militare. Così accade anche per le fasi travagliate della prigionia, rispetto alle quali è dedicata la parte più corposa del volume, con il caso, qui indagato nel contributo di Lodovico Tavernini, di chi fu prigioniero nei campi di concentramento italiani, e in quello, di cui è Matthias Egger a scrivere, relativo alle vicenda di ufficiali e soldati trentini in campi di prigionia russi. Furono, queste ultime, anche le storie di coloro i quali parteciparono alla Rivoluzione che nell'ottobre del 1917 sarebbe scoppiata, come è detto nel saggio di Quinto Antonelli, dedicato al racconto autobiografico di trentini che ebbero a conoscere, volenti o nolenti, tali eventi, ma anche di chi fu prigioniero in Russia vivendo la condizione di prigioniero "irredento", come ha scritto Andrea Di Michele, vedendo cioè la propria sorte minacciata dall'opera di selezione e di educazione posta in atto dalle autorità italiane e che coinvolse centinaia di trentini nei nascenti corpi di spedizione italiani attivi tra il territorio russo e quello cinese. Al territorio trentino si rivolge invece il contributo di Corinna Zangerl, nella storia dei prigionieri russi dell'esercito austro-ungarico costretti in lavori nelle retrovie, in opere di costruzione come in impieghi agricoli. Ma il lungo lavoro di ricerca sarebbe stato impossibile senza considerare la vicenda dei civili, di donne, in particolare, delle quali Anna Pisetti ha qui raccontato, mogli e madri di soldati, che seppero mantenere la forza e la lucidità per comprendere e leggere tanto la complessità quanto la grandezza degli eventi in cui furono chiamate a misurarsi. La grandezza del fenomeno, appunto. Nel già richiamato numero degli arruolati, qui indicato in circa 62.000 rispetto ai quali è stata possibile un'individuazione certa, come in quello dei caduti, come è testimoniato nel saggio di Tommaso Dossi, di oltre 12.000 trentini la cui morte avvenne a causa di esplosioni e ferite, del freddo e della fame, di malattie e penuria di condizioni igieniche che la guerra incentivò, oltre che di fucilazioni, che soprattutto nell'ultima fase del conflitto vollero rappresentare l'unico mezzo utile al mantenimento dell'ordine e al raggiungimento finale della vittoria.
A queste storie, dunque, il volume intende rivolgersi, tanto in una prospettiva storiografica, così da giungere, a chiusura delle manifestazioni dedicate al Centenario dalla fine della guerra, a un bilancio il più possibile ampio e completo, e soprattutto quale tributo alle vite di coloro i quali vi si trovarono coinvolti e costretti.
Il Laboratorio di storia di Rovereto