di storia
di Rovereto
Il filatoio fa parte del complesso immobiliare e imprenditoriale della famiglia Colle Masotti, che era costituito dalla filanda (funzionante originariamente a fuoco e dal 1833 a vapore), dal magazzino di raccolta delle gallette, la cappella e dalla casa familiare che fungeva oltre che da residenza, da casa commerciale e da magazzino dei filati. Gli armadi del magazzino in casa erano destinati ad essere riempiti con la seta greggia e i prodotti finiti, come le matassine di organzini tinti che si possono vedere sul pannello che riproduce la pianta del quartiere di Santa Maria posto nella sala centrale del filatoio. Filanda, filatorio/torcitoio e casa commerciale strutturanno nel loro insieme un "setificio", comprensivo delle diverse fasi di lavoro della seta, ad esclusione di tintura e tessitura.
Rovereto, che si è specializzato come centro della lavorazione della seta già a partire dalla seconda metà del '500 con la produzione soprattutto di filati torti o organzini, raggiunse l'apice di questa produzione nel corso del '700, imponendosi a livello europeo come uno dei principali centri di produzione di filati da seta, in grado di competere con le imprese piemontesi e con importanti piazze d'oltralpe come Lione.
Il filatoio Colle Masotti, seppure vuoto al suo interno, è l'unica testimonianza ancora visibile e visitabile in città per capire come fossero strutturate queste "fabbriche" che, negli ultimi anni del '700, stando alla testimonianza del Chini, erano ben 38. Eretto nel 1770, unitamente all'attigua filanda, consta di sei piani con tre alberi e ruota idraulica, con le gabbie girevoli del diametro di 4,80 metri. Stando alle annotazioni redatte nel 1849, era dotato di 30 valichi (anelli di lavorazione) con 2.160 fusi da filato e 1.080 da torto, per un totale di 3.240 fusi che supportano altrettanti rocchetti. La produzione stimata era di mille libbre di trama e otto mila libbre di organzino pari a poco più di 50 quintali di filato di seta. Caduto in disuso e abbandonato per decenni, distrutti gli alberi e le macchine che si muovevano al suo interno, è stato risanato e ristrutturato negli anni Novanta del secolo scorso da Itea e trasformato in parte, insieme agli altri edifici del complesso, in edilizia abitativa. Quello che era lo spazio del filatoio vero e proprio è stato in gran parte conservato e oggi, affidato dal Comune di Rovereto all'attenzione e alla cura del Laboratorio, è possibile visitarlo e provare a immaginare, almeno in parte, il fascino che poteva avere un grande opificio da seta.