di storia
di Rovereto
DALLE MANIFATTURE ALLA MANIFATTURA
Tra le migliaia di persone che negli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale furono costrette a lasciare le terre istriano dalmate, un gruppo di queste ebbe una storia particolare che le portò, tra la fine degli anni Quaranta e l'inizio degli anni Cinquanta, a trasferirsi a Rovereto. Erano i dipendenti delle Manifatture Tabacchi di Rovigno, Fiume, Pola, Zara e delle saline di Pirano che facevano parte, finché l'Istria e la Dalmazia furono territorio italiano, del patrimonio del Monopolio di Stato, austro-ungarico prima, italiano dopo il 1918.
In un momento di così grande difficoltà e dolore per essere costretti ad abbandonare la propria casa, il proprio paese, i propri parenti ed amici, in pratica la propria storia, per molti di loro essere dipendenti di una Manifattura statale significò la possibilità di trovare una nuova sistemazione e un nuovo lavoro. Le fabbriche di Borgo Sacco (1854), Fiume (1851) e Rovigno (1871) avevano una struttura praticamente uguale perché per la loro costruzione vennero utilizzati gli stessi progetti e disegni. Facevano parte tutte e tre del Monopolio asburgico che concentrava nelle sue mani l'intera lavorazione ed il commercio del tabacco su tutto il territorio dell'Impero. Erano più di trenta le Manifatture Tabacchi sparse sul territorio dell'Impero austro-ungarico chiamate a soddisfare un mercato di 50 milioni di consumatori.
Nelle fabbriche si lavoravano quasi 300.000 tonnellate all'anno di foglie di tabacco che provenivano da tutto il mondo, per il confezionamento di sigari, sigarette, tabacco per pipa e da fiuto.
Negli anni Quaranta l'Italia è un Paese che la guerra ha messo in ginocchio: i bombardamenti hanno distrutto case, strade, ferrovie e industrie. Mancavano lavoro e alloggi, e in questa situazione, i profughi provenienti dai territori della Venezia Giulia rappresentavano un nuovo e pressante problema cui il governo italiano era chiamato a far fronte.
L'arrivo sempre più consistente di profughi giuliano dalmati sul territorio nazionale, obbliga il governo italiano a mettere in atto misure necessarie ad affrontarlo.
Lo Stato si fa anche promotore di una serie di provvedimenti legislativi a favore dei giuliano dalmati. Già nel 1946 un decreto legge garantiva il reintegro dei dipendenti statali in posti di lavoro similari a quelli lasciati nelle sedi istriane; il 30 agosto 1948 viene promulgata una circolare rivolta in particolare ai lavoratori dei Monopoli di Stato, per i quali il governo italiano garantisce il reintegro nelle Manifatture Tabacchi italiane di tutto il personale purché abbiano fissato l'opzione per il ritorno in Italia entro e non oltre la data del 15 settembre 1947.
Accade così che in molte Manifatture attive sul territorio nazionale si registri un consistente afflusso di lavoratori (in gran parte donne) provenienti dalla Venezia Giulia. Si tratta di più di 2.000 unità, gran parte delle quali saranno collocate a Firenze, Lucca e Genova Sestri, mentre le altre saranno inviate in centri minori. Un centinaio circa anche a Rovereto. Il direttore dei Monopoli di Stato invita il Ministero a interessare i prefetti delle province coinvolte affinché assicurino ai profughi la migliore assistenza possibile. Nelle città italiane destinate ad accoglierli, e così anche a Rovereto, il problema più grave è rappresentato dal reperimento degli alloggi. L'accoglienza che trovarono non fu affatto calorosa come forse si sarebbero aspettati, fu invece ostile e carica di diffidenza per queste persone che 'venivano a portare via il lavoro'.
Chi arrivava a Rovereto, tra il 1947 e il 1948, trovava una città piegata dalla guerra, case distrutte, mancanza di lavoro e un alto tasso di disoccupazione, problemi di approvvigionamento alimentare. Questa situazione non giustifica né le prese di posizione di numerosi abitanti di Sacco contro i nuovi arrivati, né l'atteggiamento fortemente ideologico di parte del sindacato di fabbrica e di alcuni rappresentanti del Consiglio Comunale cittadino, che si schierano apertamente contro l'arrivo dei 'profughi giuliani'.
I dirigenti della Manifattura Tabacchi ne sono consapevoli. Sarà la direzione della Manifattura che provvederà, una volta trovati gli spazi dove sistemare i nuovi arrivati, a fornire i materiali per attrezzare i locali (tramezzi in legno e rivestimento in assi, porte, finestre, tavolati per creare divisorie) e a trovare, in collaborazione con il Comune, magazzini dove depositare le masserizie, in attesa di quella che sarà una sistemazione definitiva.
Il Laboratorio di Storia
ISTRIA, FIUME E DALMAZIA
Sono stati esposti i pannelli relativi alla pubblicazione dedicata alla storia dell'Istria, Fiume e la Dalmazia che lo scrittore Guido Rumici ha preparato per l'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
La serie completa di pannelli racconta duemila anni di storia del territorio istriano e dalmata a partire dalle origini seguendone tutti i cambiamenti storico-politici sino ai giorni nostri.
Scrive l'autore nella sua introduzione al suo lavoro:
" La Venezia Giulia e la Dalmazia , terre di confine e di incontro di popoli e culture diverse, sono state oggetto di notevoli eventi drammatici che hanno cambiato in meno di cento anni l'immagine e l'essenza di questi territori, con diversi cambi di sovranità e numerosi spostamenti delle linee di confine che hanno provocato traumi e lacerazioni in buona parte della popolazione interessata. Quello che molti autori hanno definito "il confine mobile" è stato senz'altro uno degli aspetti più appariscenti che hanno interessato la cartina geografica di quest'area, dove le lingue e le culture di ceppo latino, tedesco, slavo e ungherese si sono intrecciate in una matassa di rapporti che almeno dal 1848 in poi ha provocato anche, ma non solo, scontri politici e militari. Sarebbe però sbagliato ridurre la storia di queste regioni ai soli periodi, momenti e fatti di tensione, perché l'insieme delle relazioni umane, commerciali, sociali e culturali ha storicamente prodotto anche lunghi periodi di convivenza e reciproco rispetto tra le varie etnie in una terra da sempre plurilingue".
Il materiale esposto è stato reso disponibile dalla Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia del Trentino che ha partecipato e collaborato alla 'Giornata del ricordo' 2023.