Laboratorio di storia di Rovereto
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Rovereto 1940-1945
Frammenti di un'autobiografia della città
OsirideRovereto (TN) 1993

Il primo grande fotolibro del Laboratorio di storia. Dedicato all'esperienza dei roveretani durante la seconda guerra mondiale, ricostruita in profondità utlizzando documenti fotografici, d'archivio e memorialistici, ha prefigurato, sia nella metodologia della ricerca che nella divulgazione dei risultati, l'agire futuro del gruppo.

 

La prima fase di questo progetto si era conclusa, nella primavera del 1990, con l'allestimento della mostra Rovereto in bianco e nero - Una città fra due imperi. Sulla scorta dell'esperienza acquisita, prese l'avvio la fase successiva, mirata agli anni della seconda guerra mondiale e articolata su quattro periodi: uno di introduzione e di inquadramento storico generale del tema con la presenza, in qualità di relatori, di Armando Vadagnini, Vincenzo Cali, Giovanni De Luna, Mario Isnenghi, Guido Vettorazzo, Leopold Steurer, e la presentazione di docu¬menti cinematografici d'epoca; l'altro di avvio e di sviluppo della ricerca; il terzo di allestimento della mostra Rovereto 1940-45 - II tempo delle bombe; il quarto di elaborazione dei risultati raggiunti e di stesura dei testi. Un percorso complesso, dunque, difficile da restituire sulla carta in tutta la sua ric¬chezza, nel suo sviluppo interno, nelle sue difficoltà, nelle sue dinamiche: basti dire che nella sede (ballerina) del Laboratorio sono passate e sono state schedate più di mille fotografie, sono state ascolta¬te diecine di testimoni, di cui si è registrato e trascritto il racconto, e molte altre piccole storie narrate dai membri del Laboratorio, che lì sono stati letti e discussi i documenti raccolti, allestite le mostre, sollecitate la scrittura di memorie e la stampa di altri due testi, il diario di don Rossaro (Diario 1943-1945. Il tempo delle bombe, Rovereto 1993) e la raccolta delle lettere dal fronte russo di Guido Vettorazzo (Centolettere dallaRussia. 1942-1943, Rovereto 1993). Infine, il volume che qui presentia¬mo. Eclettico, stilisticamente poco omogeneo, difficile da inserire nelle categorie tradizionali della letteratura storica, frammentario e autobiografico come il titolo stesso denuncia: specchio in questo dell'esperienza di ricerca - ma anche umana - sviluppatesi all'interno del Laboratorio,

Rovereto 1940-45. Frammenti di un'autobiografìa della città è un'opera antologica che raccoglie la sfida di questa esperienza traducendola parzialmente in scrittura: che è individuale e collettiva, che spazia dall'oralità alla memorialistica non colta, che usa fonti d'archivio e letterarie, che coglie sugge¬stioni suggerite dalle fonti fotografìche e cinematografìche. Un' opera aperta costituita da frammenti di un discorso storico (e amoroso) sulla città, che forse dovranno trovare in futuro altro studioso o altra sede che sappiano ricomporli in una sintesi più completa e omogenea: è nostra convinzione che ognu¬no di questi frammenti potrebbe legittimamente rivendicare una propria autonomia. La ricerca che ha portato a questa pubblicazione ha avuto come presupposto la dimensione autobio¬grafica attraverso la quale tutti i partecipanti al Laboratorio si sono (ri)accostati al periodo oggetto di studio: ciò ha comportato spesso un'inversione di ruoli fra testimoni e ricercatori ed ha costituito un rìschio da noi accettato per le sue intrinseche potenzialità (e per il forte coinvolgimento emotivo che comportava) ma anche, lo ammettiamo, non sempre facilmente risolto. Su questa ambivalenza abbia¬mo giocato la partita con l'esterno, cercando di far parlare la città attraverso le voci dei testimoni, i materiali depositati negli archivi, le immagini fotografìche. Molte di queste fonti si sono aperte alla ricerca per la prima volta: in particolare, l'archivio del tribunale e quello comunale, gli archivi scolastici e quelli dei conventi, alcuni archivi di fotografi al tempo operanti in città. Da questo diffuso patrimo¬nio archivistico, che fa perno sulla Biblioteca civica, la ricerca è stata sensibilmente sostenuta e stimola¬ta ma, a sua volta, ha contribuito a rafforzarlo facendovi pervenire - direttamente o favorendone l'acquisizione - i materiali via via rinvenuti: quella parte dell'archivio della Montecatini, per esempio, che ha potuto salvarsi dalla furia devastatrice di coloro che per ultimi lo ebbero in consegna (a quando la salvaguardia dello stabile, anch'esso oggetto di continua devastazione?); o tutti i documenti fotogra¬fici, sia quelli di natura famigliare che quelli provenienti dagli studi di fotografi professionisti o dagli archivi militari angloamericani. Da questo vasto fondo fotografico abbiamo selezionato le cinquecento immagini che affiancano i testi e che costituiscono, nel loro insieme, un secondo percorso - parallelo a , quello scritto ma di non minor importanza e aperto ad una lettura autonoma - di questa autobiografìa della città.