Laboratorio di storia di Rovereto
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Cartolina Cosa videro quegli occhi!
Inaugurazione
Inaugurazione della mostra "Cosa videro quegli occhi!"
Uomini e donne in guerra. 1913-1920
Piazza della Manifattura 1, Borgo Sacco
Rovereto (TN)
8 maggio 2018, ore 18:00

In occasione delle celebrazioni del Centenario della fine della prima guerra mondiale è stata inaugurata la mostra “Cosa videro quegli occhi! Uomini e donne in guerra. 1913-1920”, allestita dal Laboratorio di storia di Rovereto  e organizzata dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto, su un fondamentale capitolo della storia del Trentino e dei trentini durante la prima guerra mondiale.

La mostra è stata ospitata in un’ala del Progetto Manifattura (ex Manifattura tabacchi di Borgo Sacco), in spazi espositivi appositamente ripristinati da Trentino Sviluppo, un nuovo e straordinario spazio di cultura e approfondimento aperto alla comunità.

E' rimasta aperta dal 9 maggio al 30 dicembre, dalle ore 10.00 alle 18.00.

La straordinaria e complessa esposizione, che ha richiesto oltre un anno e mezzo di preparazione, ha visto la partecipazione di oltre 50 diversi enti - trentini, italiani e internazionali-, che hanno collaborato o prestato materiale fotografico o documentario oltre al contributo di oltre 150 prestatori privati.
Inoltre, in mostra vi sono moltissimi materiali esposti per la prima volta al pubblico.


 “Cosa videro quegli occhi!” racconta la vicenda, tragica e complessa, dei soldati trentini combattenti dall’agosto 1914 sul fronte orientale, e poi prigionieri dei Serbi e dei Russi in spazi sterminati e in una babele di genti, di lingue e di esperienze; e di quelli che dal maggio 1915 combattono sul fronte italo-austriaco, spesso sulle montagne di casa, avendo di fronte un nemico che parla la stessa lingua e anche conterranei renitenti che hanno scelto la divisa italiana, dovendo magari esperire la prigionia in Italia.

Ma dietro loro, i soldati/prigionieri, c’è la storia delle loro famiglie, del distacco, di separazioni spesso incolmabili, di nuove famiglie; c’è la storia dell’esilio; c’è la storia di un territorio invaso dagli eserciti e da loro profondamente mutato, grazie anche al lavoro di anziani, donne e ragazzi militarizzati; c’è la storia, speculare e beffarda, di migliaia e migliaia di prigionieri russi e serbi portati qui a sostituire da schiavi gli uomini trentini che sono in Russia a lavorare da prigionieri-schiavi; c’è la storia dei ritorni, mai facili, spesso tortuosi e ritardati, in un ambiente di rovine; e c’è il racconto del dolore, del lutto, dell’avventura, che da sempre accompagnano le guerre e che le incrudeliscono, ma anche, talvolta, le addolciscono.

Questa vicenda, piccola ma proiettata su uno scenario mondiale e di esso metafora, trova nelle mani del Laboratorio di storia di Rovereto e in questa mostra lo strumento e lo spazio per rivelarsi alla comunità locale, nazionale, europea: perché appare nella sua complessità per la prima volta, e perché viene dal dentro, dalle scritture e dalle immagini (fotografiche e cinematografiche) che ha generato, dagli oggetti che ha usato e raccolto, dalle terre che ha calpestato. Ci sono voluti un anno e mezzo di preparazione (ma alle spalle ci sono i trent’anni di ricerca e divulgazione del Laboratorio e di quant’altri lo hanno preceduto e affiancato) e la collaborazione di decine e decine di informatori, mediatori, prestatori privati, perché la mostra prendesse forma; poi il supporto di molte istituzioni e archivi pubblici, il progetto allestitivo dell’architetto Giovanni Marzari, la grafica di Giancarlo Stefanati.

A fianco di essa, sarà pubblicata anche un’opera a stampa in due volumi: uno, a cura del Laboratorio, che ripercorre il cammino di questi uomini e di queste donne attraverso le scritture diaristiche, le fotografie e un consistente numero di storie esemplari; l’altro, che raccoglie i saggi di dodici storici che ricostruiscono vicende e contesti.

La mostra e il libro sono dedicati a Angela Ricci Lucchi che da poco ci ha lasciati, dopo aver lavorato per lungo tempo con Yervant Gianikian e con noi al recupero della memoria cinematografica del Trentino e dei trentini nella prima guerra mondiale che ha dato vita ai tre film Prigionieri della guerra (1995), Su tutte le vette è pace (1999), Oh! Uomo (2004).

A cura di
Laboratorio di storia di Rovereto

Ente organizzatore
Fondazione Museo Civico di Rovereto
Con la collaborazione di
Trentino Sviluppo
Progetto Manifattura

Con il contributo di
Servizio Attività culturali della Provincia autonoma di Trento
Presidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento
Comune di Rovereto

Questo evento fa parte del progetto
Cosa videro quegli occhi!_vol.2
Cosa videro quegli occhi