di storia
di Rovereto
Nasce a Valfloriana (TN) nel 1915. All’età di cinque anni rimane orfana di entrambi i genitori, dovendo così, precocemente, badare a stessa ed esperire la durezza del vivere in condizioni di miseria e di stenti, maturando “un sentimento interiore di fraternità”, che la porta durante la guerra a compiere atti di solidarietà. Come quello di nascondere e proteggere due disertori tedeschi, Franz Pergers “Franco” , un tecnico di Norimberga obiettore, uomo colto ed umano, e il polacco Heinrich Derzanowski.
È arrestata il 18 gennaio 1945 nel corso di un massiccio rastrellamento e tradotta nelle carceri di Trento, dove è sottoposta a interrogatori e maltrattamenti. È condannata a morte, pena poi commutata nella detenzione in un campo di concentramento. Entra nel lager di Bolzano all’inizio di aprile (matr. 10631) e vi rimane fino alla liberazione.
“In cambio dell'aiuto che ho potuto dare a tutti, sono sempre stata segnata a dito nel mio paese come una donna di strada e ho dovuto sopportare tutta una serie di umiliazioni che durano ancora oggi. Io ho sempre dato quello che avevo e sono rimasta nella più squallida miseria, al punto che non ho nemmeno la pensione di guerra. Al ritorno dal campo di concentramento di Bolzano pesavo 27 chilogrammi e ho dovuto rimanere sotto cura per 14 anni prima di ristabilirmi, di poter camminare.” (testimonianza del 1978).
- Dario Venegoni, Uomini, donne e bambini nel lager di Bolzano, Milano 2005
- Fondazione Museo storico del Trentino, Commissione patrioti, pratica n. 355
- Laboratorio di storia di Rovereto, Il diradarsi delloscurità, Rovereto 2010 (III/428)
- Testimonianza in: Antifascismo e Resistenza nel Trentino Testimonianze, a cura di Vincenzo Calì, Trento 1978