di storia
di Rovereto
Operaio boscaiolo. Partigiano combattente con il nome di "Fagioli". Si frattura il femore nel tentativo di sfuggire alla cattura ed è arrestato la vigilia di Natale del 1944. Rinchiuso nel carcere di Cavalese e quindi trasferito nel campo di Bolzano il Capodanno del 1945, dove riceve qualche cura dai medici detenuti. Dalla sua testimonianza: "Circa alle 3 di pomeriggio [del primo gennaio 1945 n.d.r.] eravamo sotto il portico d'entrata del Corpo d'Armata di Bolzano. Trascorse un po' di tempo, durante il quale io ero sempre sdraiato sulla mia carrettina al freddo. Poi ripartimmo. Riconobbi alcune zone di Bolzano: via S. Quirino, via Torino, le Semirurali. Il carretto si fermò davanti ad un portone. Era quello del Lager di via Resia! "Abbiamo un partigiano ferito" disse uno della mia scorta. Si avvicinò un sergente delle SS, credo si chiamasse Hans. Lass mich schauen! (Fammi vedere!), disse. Mi presero in due. Uno si mise la gamba sana sulla spalla e io, con la testa e la gamba rotta penzoloni, attraversai il campo. Si aprì una porta".
Liberato il 30 aprile 1945.
(ultimo aggiornamento: gennaio 2014)
- Dario Venegoni, Uomini, donne e bambini nel lager di Bolzano, Milano 2005
- Fondazione Museo storico del Trentino, Commissione Patrioti, pratica n.1150
- Anche a volerlo raccontare è impossibile, Scritti e testimonianze sul Lager di Bolzano, a cura di Giorgio Mezzalira e Cinzia Villani, in: Quaderni della memoria 1/99, ANPI Bolzano 1999
- Giuseppe Pantozzi, Il minotauro argentato, Trento 2000