di storia
di Rovereto
Verso la metà degli anni '20 la famiglia di Riccardo Plotegher si trasferisce in provincia di Verona.
Durante l'occupazione tedesca Alfredo è reclutato nell'organizzazione Todt e viene adibito all'installazione e al ripristino delle linee telefoniche che collegano il Nord con il Sud. Mandato nei pressi di Bologna con alcuni compagni abbandona il lavoro e si rifugia a casa.
Arrestato qualche giorno prima del Natale 1944, è rinchiuso nel Palazzo dell'INA in Corso Porta Nuova, dove è maltrattato, interrogato e condannato a trent'anni per diserzione. È poi trasferito in un forte alle Torricelle e successivamente, il 14 febbraio 1945, nel lager di Bolzano, dove giunge insieme a un folto gruppo proveniente da Verona, fra i quali il prof. Berto Perotti. È immatricolato con il numero 9550.
Abitavo allora in prossimità della "Crocetta"; eravamo contadini e così ritornai a sbrigare qualche lavoro nel campo, senza farmi tanto vedere in giro. Ma erano tempi in cui non c'era da fidarsi di nessuno e un tale (non ho mai saputo chi) ... un collaborazionista forse, fece la spia e per me iniziò un calvario che "no ghe auguro a nesuno", un anno e mezzo che ha segnato per sempre la mia vita, anche se, per fortuna, sono riuscito a "salvar la pele".
Nella sua testimonianza, pubblicata nell'opera di Gianantonio Conati (2005), racconta la vita dura del campo e afferma di essere stato liberato in un sottocampo a Moso/Moos in Val Passiria.
Dopo la guerra, assolto il servizio militare come alpino, Alfredo trova lavoro come marmista. Nel 1949 sposa Nerina Biasi. Anche lei testimonierà sulla fine della guerra e sulla mutilazione subita nella sua casa di Arcé il 26 aprile 1945, a causa di un colpo di artiglieria sparato dagli alleati durante l'avanzata.
Alfredo muore a Peschiera sul Garda (VR) nel 1997.
- Dario Venegoni, Uomini, donne e bambini nel lager di Bolzano, Milano 2005
- Gianantonio Conati, La seconda guerra mondiale a Pescantina, Sommacampagna 2005
- Laboratorio di storia di Rovereto, Intervista di Novella Volani a Mirta Vassanelli, Bussolengo 29 gennaio 2016